La tigre dell’Ogliastra
Samuele Stocchino nasce ad Arzana il 22 maggio 1895 e passa un’infanzia tranquilla frequenta i primi anni di scuola, poi comincia a lavorare col padre come capraro.
Nel 1915 fu chiamato alle armi, e mantato in Tripolitania e Cirenaica (Libia). Il 24 marzo 1916 rifiutò di eseguire degli ordini, e fu arrestato, fu giudicato colpevole il 30 giugno, condannato alla pena di reclusione militare per un anno. Dopo 8 mesi fu rilasciato per buona condotta.
In seguito fu assegnato all’86º Reggimento di fanteria nei territori del fiume Piave, dove si distinse per l’apprensione delle tattiche militari, e per aver sgominato una postazione nemica quasi in solitaria e assoluta autonomia, passando di grado e divenendo sergente, ricevendo poi la medaglia d’argento al valor militare.
Tornato in Sardegna, dopo alcuni mesi venne sorpreso a rubare dei maiali, venne arrestato ma riuscì a scappare e si diede alla latitanza.
I problemi della sua latitanza iniziarono con l’arrivo del Fascismo. Mussolini vedeva nei banditi una spina nel fianco, minacciò persino di far bombardare Arzana. Arrestarono la sorella per favoreggiamento, e in campagna venne tormentato il lavoro del padre.
Questi gesti scatenaro la sua ira, e lo portarono a commettere degli omicidi (circa 12) di uomini, donne e di una bambina (sull’omicidio della bambina non si è certi della sua colpevolezza), figlia di un suo nemico. Con questi omicidi si guadagnò il soprannome di “Tigre dell’Ogliastra”.
Nella latitanza strinse amicizia con altri banditi, fu indagato anche per altri omicidi di cui lui non era colpevole.
I sui rifugi erano nelle zone tra Gairo e Ulassai, dove ammalatosi di broncopolmonite, si rifugiò in un ovile, e il 20 febbraio 1928 morì. I carabinieri che trovarono il corpo ci spararono sopra e gettarono sul corpo del sangue animale, per simulare un conflitto a fuoco (in una zona chiamafa S’Orgiola e sa Perda). Il corpo fu trascinato dai carabinieri (com’era solito fare con il corpo di un bandito) per le vie del paese di Ulassai, dove la folla sputava e lanviava cibi marci sul corpo.
Il medico legale dopo l’autopsia, attribuì la causa del decesso ad alcune accoltellate, e non a ai proiettili dei carabinieri.
Stocchino fu ucciso a tradimento da due ulassesi nell’ovile dove si era rifugiato. Quelli che fecero parte del complotto furono trucidati nel corso degli anni probabilmente da amici di Stocchino.
Finisce così la storia di Samuele Stocchino, da capraro a eroe di guerra, da eroe di guerra a latitante.