I moti di Buggerru
La miniera e i lavoratori
Nella miniera di Buggerru (Iglesiente, Sardegna) lavoravano più di 2000 minatori, spesso in condizioni disumane, con turni massacranti e sottopagati.
La miniera apparteneva alla Societè des mines de Malfidano di Parigi, e dal 1903 era diretta dall’ingegner Achille Georgiades. Mentre i minatori erano organizzati nella Lega di resistenza di Buggerru, e come dirigenti avevano Giuseppe Cavallera e Alcibalde Battelli entrambi socialisti.
Già nei primi mesi del 1904 ci furono manifestazioni da parte dei minatori che volevano migliori condizioni di lavoro e aumenti dei salari.
Lo sciopero e l’eccidio
Nel settembre dello stesso anno le proteste s’intensificarono maggiormente, e il 2 settembre arrivò la goccia che fece traboccare il vaso, quando l’ingegner Georgiades comunicò che la pausa tra i due turni di lavoro, mattutino e quello pomeridiano sarebbe stata ridotta di un’ora a partire dal giorno seguente. La reazione fu immediata, e iniziò lo sciopero dei minatori.
La domenica del 4 settembre, mentre la delegazione era in trattative, i minatori si riunirono davanti alla sede della direzione della miniera.
I titolari della ditta chiamarono l’esercito per mantenere l’ordine, ma a causa della tensione si arrivò allo scontrò con la folla dei lavoratori. I soldati aprirono il fuoco ad altezza d’uomo, uccidendo 3-4 minatori e ferendone molti altri.
Conseguenze
Questo fatto provocò in tutta Italia reazioni di protesta, soprattutto a Milano, dove l’11 settembre i lavoratori protestarono per la violenza compiuta a Buggerru.
Tre giorni dopo a Castelluzzo (provincia di Trapani) si verificò un altro eccidio, in questo caso si trattava di alcuni contadini che protestavano per l’arresto di un socialista e contro lo scioglimento di una riunione locale, ma i carabinieri aprirono il fuoco uccidendo 2-3 contadini e ferendone decine.
Il 15 seguirono disordini anche a Sestri Ponente (Liguria).
Dopo Castelluzzo, la Camera del Lavoro di Milano proclamò lo sciopero generale nazionale, primo in Europa, e durò dal 16 al 21 settembre al quale aderirono lavoratori italiani di tutte le categorie.
Ode ai morti di Buggerru (Sebastiano Satta)
“Noi coglieremo fiori di bufera
Lungo il sonante mare.
Li copriremo d’elce,
li copriremo di selvaggio ulivo,
e con fiori di sole, o Primavera !
Che non son morti. Nell’ignava fossa
non posan essi verdi azzurri stanchi
Cadaveri ? Ma vanno
oltre letée fiumane, sul profondo
cuor della terra, e scavano
ancora. Van tra il rombo di altre mine
per altre vie. Su loro
è il festoso scrosciar delle acque e il coro
delle selve, divino. Ardon le lampane
pari ad astri non mai prima veduti.
E a loro innanzi fuggono gli impuri
Spiriti della tenebra, gli oscuri
spiriti della terra: Avanti, neri
compagni mal sepolti! Oltre il sepolcro,
giù! Oltre la radice aspra dei monti,
oltre l’alvo sereno delle fonti,
oltre ogni umana mole
oltre ogni sogno infranto,
oltre la terra che matura al sole
la sua messe di pianto.
Sardegna! Dolce madre taciturna,
non mai sangue più puro
e innocente di questo ti bruciò
il core e tanto ne stillò dall’urna
della morte! Pastore,
Re del silenzio, sul tuo sogno immobile
Passan le rosse nuvole,
passano i venti sul tuo chiuso cuore
Ascolti ? Il tuo silenzio
Vinto è dai colpi dei vendicatori:
e già sulla collina
bela e svaria la mandra,
e canta la calandra.
Che l’aurora è vicina.”