Invasione sovietica della Polonia
L’invasione sovietica iniziò il 17 Settembre 1939, 17 giorni dopo l’invasione da parte della Germania nazista. L’attacco si concluse con la spartizione del Paese.
Dopo l’invasione della Polonia dell’1 Settembre, i diplomatici tedeschi stavano pressando Mosca affinché intervenisse sul fronte est. Dopo aver identificato la zona di influenza tedesca, si ebbe un piano di invasione previsto per il 9 Settembre, ma l’invasione fu rinviata a più di una settimana. I servizi polacchi vennero a conoscenza delle intenzione sovietiche solo il 12 Settembre.
A questo punto, l’URSS ruppe il patto di non aggressione sovietico-polacco e invase la nazione, annunciando che l’azione era necessaria per proteggere le minoranze bielorusse e ucraine che lì vivevano, dato che la Polonia era caduta facilmente all’attacco tedesco e che, quindi, non poteva più garantire la protezione ai propri cittadini.
Nonostante l’ordine polacco di ridurre al minimo gli attacchi sul fronte sovietico, si ebbero grandi perdite da entrambi le parti. In Novembre, però, lo stato comunista affermò che 12 milioni di persone erano ora cittadini sovietici. I territori annessi dall’URSS corrispondevano grossomodo ai territori che la Polonia aveva annessi nel 1921, dopo la guerra sovietico.polacca, con la Pace di Riga.
I sovietici repressero con la forza l’opposizione e decine di migliaia di persone vennero deportate in Siberia con quattro grandi ondate tra il 1939 e il 1941. Con quest’annessione, che il Politburo chiamò “campagna di liberazione”, milioni di ucraini, bielorussi, polacchi ed ebrei nella RSS Ucraina e nella RSS Bielorussa. Nel dopoguerra, all’interno della neonata Repubblica Popolare di Polonia, l’argomento dell’invasione sovietica diventò molto delicato, quasi un tabù, per preservare l’illusione di “amicizia eterna” fra i membri del Patto di Varsavia.