Nascita della Repubblica di Salò (RSI)
Dopo l’armistizio dell’8 Settembre 1943, l’Italia si trovò politicamente divisa fra il Sud, in cui sopravviveva il vecchio stato monarchico, nel Nord nasceva invece uno stato fascista sotto il diretto controllo tedesco.
Subito dopo la liberazione di Mussolini, avvenuta il 12 Settembre, egli stesso affermò su Radio Monaco la volontà di creare un nuovo stato nel nord Italia, con un nuovo Partito Fascista e un nuovo esercito che potesse combattere al fianco dei tedeschi. Annunciò inoltre che avrebbe punito i responsabili della sua scomunica e, dopo un processo sommario, 5 gerarchi fascisti furono fucilati nel Gennaio 1944.
Il nome Repubblica di Salò deriva dalla sede del governo, appunto Salò, sul lago di Garda, in quanto si riteneva che Roma fosse troppo vicina al fronte nemico.
Fra i vari motivi dei soldati che aderirono alla RSI, c’era chi lo faceva per la sua forte fiducia nel fascismo e nella vittoria di Hitler e chi lo faceva semplicemente per sfogare la propria ira.
In generale, la RSI non ottenne mai interesse internazionale, in quanto fu praticamente nella totalità dipendente dai tedeschi, che la trattavano come una nazione sotto occupazione, con forte sfruttamento e politiche razziali.
Nel Nord Italia si diedero da fare gli antifascisti che si raggruppavano in gruppi di partigiani e si nascondevano e, per questo, i fascisti preferivano fare duri rastrellamenti fra i civili, fra cui i più famosi sono quello di Boves (Cuneo), quello delle Fosse Ardeatine (Roma), quello di Sant’Anna di Stazzema (Lucca) e quello a Marzabotto (Bologna). Essendo alla pari di tutti gli stati fantoccio nazisti, anche gli italiani vennero regolarmente deportati nei campi di concentramento in loco o tedeschi: in Italia, essi venivano portati alla Risiera di San Sabba, vicino a Trieste.