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La cacciata di Pisa dalla Sardegna

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La cacciata di Pisa dalla Sardegna

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Con l’occupazione pisana del Giudicato di Gallura, Pisa godeva di numerosi avamposti strategici in Sardegna, e si trovava in amichevoli rapporti con il confinante giudicato d’Arborea.

Il 4 aprile 1297 papa Bonifacio VIII decise di concedere in feudo al re d’Aragona Giacomo II il regnum Sardiniae et Corsicae (regno di Sardegna e Corsica), da lui formato per porre fine al caos bellico, politico e istituzionale nel quale il Mediterraneo era piombato dallo scoppio della Guerra del Vespro.
In questo modo Giacomo II avrebbe riconsegnato la Sicilia agli Angiò, e come ricompensa avrebbe ottenuto dal papa il titolo di re di Sardegna e Corsica.

In Sardegna e in Corsica non ci si accorse di nulla, e la vita continuava normalmente.

Verso la fine del 1323 dopo un lungo periodo di attesa, la piú grande flotta che la Corona d’Aragona avesse mai messo in mare, composta da 53 galee, 20 cocche, 5 legni armati con altre imbarcazioni, per un totale di 11.000 uomini tra cavalieri, fanti e balestrieri, era pronta a salpare. Ma la flotta guidata dal figlio di re Giacomo, Alfonso (futuro Alfonso IV detto il Benigno) non si decideva a partire.

La Corona contava sull’appoggio del giudice d’Arborea Ugone II, sui Doria e sui Malaspina.

Ma i pisani informati della spedizione iniziarono a rinforzare le mura delle proprie roccaforti e a prepararsi per la guerra.

Le truppe pisane attraversavano le terre del giudicato saccheggiando e bruciando i campi, cosí Ugone per evitare ulteriori danni, nella primavera del 1324, non aspettando le truppe aragonesi, decise di schierare il suo esercito nella pianura tra Sanluri e Sardara, dove affrontò i nemici a viso aperto, riportando una grandiosa vittoria, in seguito alla quale i pisani si rifugiarono nei loro castelli.

Ugone proseguí nella liberazione dei territori, e nei villaggi liberati i soldati arborensi venivano accolti come eroi, in alcuni villaggi il popolo stesso si ribellò contro i pisani.

Mentre i Doria e Malaspina si limitavano ad attendere l’esito della guerra per schierarsi dalla parte del piú forte.

Nel 1324 finalmente l’esercito aragonese sbarcò a Palma di Sulci (San Giovanni di Suergiu), Alfonso mandò una parte delle truppe verso la Gallura, e parte delle altre verso Cagliari a costruire le fortificazioni d’assedio; personalmente si diresse a Villa di Chiesa (Iglesias) cingendola d’assedio su consiglio di Ugone. Villa di Chiesa era difesa da circa 1000 fanti e 100 cavalieri, e resistette per sette mesi, durante i quali la malaria aveva decimato assedianti e assediati, lo stesso Alfonso fu colpito dalla febbre malarica, ma il 7 febbraio 1324 Villa di Chiesa capitolò. Dopo la conquista di Villa di Chiesa, venne la volta di Cagliari, il cui assedio creò meno problemi.

Il 29 febbraio 1324 fu combattuta la decisiva battaglia campale a Lucocisterna nei pressi di Santa Gilla, dove le truppe pisane guidate da Manfredi Donoratico, superiori per numero, furono sbaragliate e sconfitte e pochissimi riuscirono a salvarsi, i fuggitivi venivano massacrati dalla retroguardia composta di Sardi. Lo stesso Manfredi morì per le ferite riportate.

Pisa venne costretta ad avviare le trattative di pace, e il 19 giugno 1324 si arrendeva, cedendo i suoi diritti di sovranità sulla Sardegna e la Corsica, in cambio della concessione in feudo del castello e del porto di Cagliari dietro un pagamento annuo di 1000 lire aquiline (erano le monete coniate nella zecca di Villa di Chiesa, che portavano l’immagine dell’aquila dei Della Gherardesca).

Il 25 luglio Alfonso ripartì alla volta di Barcellona, ma due giorni dopo il nuovo podestà del comune di Sassari venne ferito a morte e morì, la guida del Comune fu assunta da alcuni notabili sassaresi, mentre Azzone Malaspina veniva nominato capitano di Guerra. Questo riaccese nei pisani la voglia di riscatto, e nel 1325 una flotta pisano-genovese muoveva in appoggio di Cagliari. I castellani di Castel di Castro contattarono Azzone e Giovanni Malaspina inviando una lettera con allegato un alfabeto segreto, ma la missiva, venne intercettata da Ugone, che informò il governatore Berenguer Carròs, e intorno alla fine del 1325 la flotta pisano-genovese venne sconfitta nel golfo di Cagliari.

Il 9 giugno 1326 fu stipulato un nuovo trattato, con il quale il Comune di Pisa veniva estromesso definitivamente con i suoi abitanti da Castel di Castro, mantenendo in feudo solo due circoscrizioni nel Cagliaritano, Gippi e Trexenta.

Cosí terminava definitivamente la presenza politica del Comune di Pisa in Sardegna.

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