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L’inizio della guerra tra Arborea e Aragona

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L’inizio della guerra tra Arborea e Aragona

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Nonostante la “pace” con Genova, la situazione in Sardegna non era delle più liete. Il nuovo Giudice d’Arborea Mariano IV aveva fatto imprigionare il fratello Giovanni.

La causa della rottura

Giovanni possedeva tutta la Gallura, ed era il più grande feudatario del regnum,dopo il giudice stesso. Il suo ruolo era favorito dal re Pietro IV, che mirava a dividere i due fratelli per un maggior controllo sull’isola, e offriva a Giovanni terre e privilegi. Questo portò alla rottura dei rapporti con Mariano, che vedeva in questi atti una provocazione e un tradimento da parte del fratello. Così nel estate del 1349 lo fece imprigionare.

Il re ordinava continuamente a Mariano di liberare il fratello e di restituirgli i beni sequestrati, ma lui si rifiutava. Oltre a disobbedire al re, Mariano non pagò il censo feudale, e si giustificava affermando che il re deteneva illegalmente la villa di Orosei, spettante (secondo Mariano) a Timbors de Rocabertì sua moglie.

La spedizione contro Alghero

Nell’estate del 1353 una flotta comandata da Bernart de Cabrera, nominato per l’occasione Visconte de Bas (titolo riservato ai Giudici d’Arborea), formata da quarantacinque galèe, cinque navi armate e quattro da carico, pine di cavalieri, fanti, balestrieri e ginneti da guerra, partiva alla volta di Alghero che si trovava sotto il controllo dei Doria ribelli. Nelle coste sarde giunsero altre venti galèe, guidate dall’ammiraglio Nicolò Pisano, fornite dalla Serenissima. Le settanta navi entrarono nel golfo di Alghero, e si avvicinarono alle mura della città. Da Genova arrivarono sessanta navi in aiuto dei Doria al comando di Antonio Grimaldi.

Nonostante l’aiuto, Alghero non poteva reggere per molto, perché il governatore Rambau de Corbera, giunto da Cagliari, assediava la città da terra.

Il 27 agosto le due forze avversarie si scontrarono in una grande battaglia navale davanti al promontorio di Porto Conte. La vittoria aragonese fu schiacciante, molte navi furono catturate, e molti marinai perirono, le navi sopravvissute riuscirono a scappare con il favore delle tenebre. Dopo la sconfitta della flotta genovese, gli assediati si arresero. I membri della famiglia Doria avrebbero potuto lasciare la città per potersi rifugiare in altri luoghi, solo Fabiano Rosso Doria avrebbe pagato con la vita la sua resistenza.

In tutto questo Mariano rimase neutrale alla faccenda.

Le azioni di Mariano IV

De Cabrera chiamò ad Alghero Mariano per chiedergli conto del suo comportamento. De Cabrera era all’oscuro delle azioni di Mariano, infatti quest’ultimo aveva approfittato della partenza del governatore per minacciare Cagliari radunando il grosso del suo esercito presso Decimo, mentre i suoi capitani assediavano il castello di Sanluri.

Mariano non si presentò affatto ad Alghero, perché intendeva ribadire la sua qualità di Principe indipendente, infatti più tardi scriverà al Re “i Giudici d’Arborea si presentano solo al cospetto del Re o degl’infanti, e che siano primogeniti”. Questo non impedì al Giudice di mandare al rappresentante del re un proprio ambasciatore, anzi, ambasciatrice. Infatti Mariano mandò proprio una donna, sua moglie Timbors. I de Roccabertì erano imparentanti con i de Cabrera, questo favorì il dialogo tra le due parti. La donna convinse l’ammiraglio che il marito non intendeva arrivare alla guerra, e motivava le ragioni del marito, e la necessità di preparare adeguate difese per paura di essere schiacciato come i Doria.

Mentre la donna lasciava la stanza in cui aveva tenuto l’incontro, tre cavalieri giunti da Cagliari informavano De Cabrera delle manovre militari del Giudice. De Cabrera rimase sconvolto dal racconto dei cavalieri, e perse la fiducia verso le promesse di pace proposte da Timbors.

Mentre il re festeggiava per la vittoria di Porto Conte, Mariano conquistava il castello di Sanluri ed isolando Villa di Chiesa (Iglesias) e i due castelli di Acquafredda e Gioiosaguardia, che proteggevano a nord l’entroterra di Cagliari.

Dopo le imprese del giudice, ad Alghero la popolazione rialzò la testa, si ribellò ed espugnò il castello massacrando la guarnigione aragonese. Mentre il Giudice occupava Quartu, arrivarono le truppe di De Cabrera e appena sbarcate ingaggiarono battaglia con le truppe arborensi. Per la prima volta le truppe del Giudice affrontarono apertamente le truppe aragonesi, quest’ultime furono sconfitte, ma nonostante le grandi perdite subite, riuscirono ad impedire l’ingresso delle truppe nemiche all’interno della città. Lo scontro di Quartu mostrò la potenza dell’esercito arborense, e dimostrò agli aragonesi che Arborea poteva reggere contro le forze nemiche.

La seconda spedizione contro Alghero

Il 15 giugno 1354 una flotta guidata dal re in persona parti verso Cagliari. Prima della partenza della spedizione Mariano aveva espugnato anche Villa di Chiesa, isolando maggiormente Cagliari. Il 22 dello stesso mese la flotta arrivò a Cagliari e subito dopo partì per Alghero (obbiettivo della spedizione), difesa da settecento uomini dei Doria. Nonostante il grosso numero di navi, e l’arrivo di trenta navi veneziane in aiuto degli aragonesi, la città non cedeva. Ma a fine settembre i difensori di Alghero erano allo stremo, e i capitani si preparavano a dare il colpo di grazia alla città. Quando la città stava per essere perduta, sulle colline sovrastanti Alghero avanzò il Giudice con il suo esercito proveniente dal Castello di Bosa.

Mariano tardò ad arrivare perché attendeva l’aiuto di Giovanni Visconti, che aveva delle mire su alcuni castelli della Gallura appartenenti alla sua famiglia. Gli aiuti non arrivarono e il Giudice si mosse da solo, non vi fu scontro, il Giudice si limitò ad attendere che la fame, la paura e la malaria combattessero per loro.

Il governatore era morto di malaria, il re si era ammalato e De Cabrera riunì il consiglio di guerra. Pere de Exerica fu incaricato di trattare con il Giudice suo cognato. All’inizio De Cabrera non volle accettare le condizioni proposte dal Giudice, ma alla fine dovette accettarle.

L’11 luglio 1355 fu stipulato il Trattato di Sanluri, che non aggiungeva molto ai patti di Alghero, ma sanciva la pace tra Aragona e Arborea. Il re partì per ottenere Alghero e Alghero ottenne, gli abitanti furono tutti esiliati, e la città venne ripopolata con genti provenienti dalla Catalogna.

Prima della partenza del re, il Giudice poté riprendersi un’ultima rivincita. L’equipaggio del re era allo stremo, così che il dovette abbassarsi a chiedere al Giudice l’equipaggio per poter tornare in patria.

Nonostante siano passati quasi sette secoli dalla ripopolazione di Alghero, nella città non si parla il sardo ma i suoi abitanti parlano l’algherese, una lingua quasi uguale al catalano, ma non estranea all’influenza del sardo.

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