Rivolta di Novembre (1830)
La Rivolta di Novembre fu una rivoluzione armata avvenuta nei territori polacchi e lituani, appartenenti allora alla Russia , contro il dominio tsarista. Essa iniziò il 29 Novembre 1830, quando un gruppo di cospiratori dell’Accademia Militare di Varsavia capeggiati da Piotr Wysocki si ribellarono. Furono sostenuti dalla maggior parte del popolo polacco.
Infatti, dopo il Congresso di Vienna, lo stato polacco creato da Napoleone venne diviso fra Prussia, Austria-Ungheria e Russia. La parte appartenente a quest’ultima godeva inizialmente di consistente autonomia, che man mano venne a scemare, fino a sfociare in persecuzioni contro i nazionalisti polacchi.
Per questi precedenti motivi, Piotr Wysocki la notte del 29 Novembre assalto a Varsavia il Palazzo del Belweder, sede del Granduca, che riuscì a fuggire travestito da donna. La vera scintilla che fede scoppiare la ribellione era l’intento della Russia di inviare soldati polacchi per sedare le ribellioni in Belgio e Francia, una grave violazione della Costituzione polacca (al tempo una delle più progredite d’Europa) che, col tempo, era stata sempre più ignorata dallo Tsar.
Dopo aver fatto fuggire il Granduca, occuparono Varsavia e obbligarono i soldati russi a lasciare la città. La notte venne detta in particolare “Notte di Novembre” (Noc listopadowa).
Dopo quella notte, il Consiglio polacco si riunì per decidere sul da farsi e si venne a sapere che il Granduca era disposto a risolvere la cosa in modo pacifico, così gli fu permesso di lasciare Varsavia con le truppe. Viste le circostanze, i membri più attivi del Consiglio chiesero una rivolta nazionale.
Mochnacki, membro del Consiglio, denunciò i negoziati fra il Granduca e il Consiglio polacco, invitando il paese a una campagna militare in Lituania, per scongiurare il timore di una guerra in Polonia e la conseguente riduzione delle scorte del paese. Inoltre, il Consiglio istituì un governo rivoluzionario: in questo modo gli altri soldati polacchi si unirono alla rivolta.
Successivamente, alcuni membri del Consiglio abbandonarono lo stesso, così Mochnacki e altri suoi compagni presero il loro posto. Il generale Chłopicki, già membro del Consiglio fu nominato Dittatore della Rivolta. Egli sovrastimò la potenza della Russia e sottostimò il fervore dei rivoluzionari polacchi, accettando la carica per salvare la Costituzione, essendo contrario ad una guerra contro la potente nazione.
Credendo a torto che lo Tsar non fosse al corrente delle azioni rivoluzionarie, Chłopicki mandò un legato a San Pietroburgo per negoziare, ordinando di non compiere azioni militari ai soldati. Quando il legato tornò senza accordo dalla capitale Russa (lo Tsar chiese la resa incondizionata della Polonia). Avendo visto fallire i suoi progetti, Chłopicki si dimise il giorno dopo.
La Polonia era ormai nelle mani della Società Patriottica (Towarzystwo Patriotyczne). Il 25 Gennaio il Consiglio approvò l’Atto di Detronizzazione di Nicola I (equivalente in pratica ad una dichiarazione di guerra) che pose fine all’unione russo-polacca. Il 29 Gennaio venne istituito il Governo Nazionale (Rząd Narodowy). Chłopicki fu persuaso ad accettare il comando dell’esercito.
Iniziò così il 14 Febbraio la guerra russo-polacca.