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Il primo Parlamento aragonese in Sardegna

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Il primo Parlamento aragonese in Sardegna

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Nel contesto politico della Corona d’Aragona i Parlamenti erano delle riunioni straordinarie che il re o un suo luogotenente o il viceré convocavano per affrontare argomenti d’importanza fuori dal comune. Nel regnum Sardiniae et Corsicae i Parlamenti erano chiamate Corti (corts).

Nei primi Parlamenti della Corona d’Aragona partecipavano solo  rappresentanti del ceto nobiliare (cavalieri, feudatari, grandi proprietari terrieri); ma verso la fine del 1100 furono ammessi anche i principali membri del clero aragonese; infine, con la ripresa economica anche la piccola borghesia mercantile iniziò a guadagnarsi il proprio prestigio, proprio grazie al potere economico che portava, perciò i loro diritti dovevano essere tutelati. Ecclesiastici, nobili e rappresentanti del popolo costituivano i cosiddetti “bracci”.

Le Corti venivano convocate dal re ogni due o tre anni, i nobili e gli ecclesiastici partecipavano al completo, mentre per la parte cittadina si nominavano dei rappresentanti. Le Corti avevano il compito di controllare l’azione politica e amministrativa del re, ma di fatto erano sotto il suo controllo. I diversi “bracci” potevano avanzare richieste e suggerimenti al re stesso. Le Corti emanavano leggi, quelle d’iniziativa del sovrano si chiamavano Constitucions, invece se erano d’iniziativa dei diversi bracci Capitols de Cort, ma sempre sotto approvazione del re. Se il sovrano e l’assemblea decidevano di concedere privilegi, concessioni o altri atti emanati fuori dalle Corti venivano presentati per essere riconosciuti, ed erano chiamati Actes de Cort.

Pietro IV doveva mettere in “bonum statum” il nuovo regno “conquistato”, così convocò per il 15 febbraio del 1355 le prime Corti del regnum Sardiniae (in Corsica la Corona non aveva possedimenti) a Cagliari. Le prime Corti non portarono i risultati voluti, molti dei partecipanti (sardi) convocati non si presentarono o mandarono dei loro delegati, anche molti degli ecclesiastici del regnum disertarono le Corti, dei 33 convocati presero parte all’assemblea solo 14 ecclesiastici, e da parte arborense si presentarono solo il vescovo di Bosa e il vescovo di Santa Giusta. Non partecipò neanche il Giudice Mariano IV, anche Matteo Doria non si presentò, ma mandarono dei loro rappresentanti per evitare una rottura completa con la Corona.

Le Corti durarono fino al 10 marzo 1355, durante le quali furono emanate quattro Costituzioni generali:

La prima imponeva l’obbligo di residenza ai feudatari sardo-iberici, in modo da garantire una maggiore sicurezza e un maggior controllo dell’amministrazione del territorio, pena la perdita del beneficio;

La seconda stabiliva le pene da infliggere ai feudatari ribelli;

La terza serviva per prevenire ribellioni tramite un sistema di controllo basato sull’affidamento di ostaggi maschi da parte dei Sardi a ufficiali regi;

La quarta prevedeva una serie di provvedimenti riguardanti il problema dell’ammasso dei cereali, ad esempio nell’area del cagliaritano la raccolta doveva avvenire a Sanluri, e altre tre località non specificate, nel Logudoro invece la raccolta doveva avvenire nelle piazzeforti di Alghero, Sassari, Osilo e Casteldoria (Santa Maria Coghinas).

La quarta Costituzione serviva come contromossa alle azioni di Mariano IV, che nel 1354 attaccò il Campidano di Cagliari per rastrellare più prodotto cerealicolo possibile per mettere in crisi i nemici e rafforzare le proprie scorte alimentari.

Fuori dalle Corti, il 30 aprile fu emanata una quinta Costituzione, la quale aveva l’obiettivo di impedire l’accumulo di beni e potere in mani delle persone lontane dagli interessi della Corona; obbligava a un giuramento al signore della Villa (biddas) o del territorio di non vendere a sudditi arborensi, pisani, dei Doria o dei Malaspina, con la garanzia di non trasferire la propria residenza nelle terre fuori dal controllo della Corona.

Nonostante le cinque costituzioni la situazione non migliorò, anzi le tensioni tra Arborea e Aragona aumentarono, e la pace stipulata con il trattato di Sanluri assumeva sempre meno importanza.

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