La battaglia di Uras

La Battaglia di Uras, combattuta Il 14 Aprile del 1470, nelle campagne del villaggio di Uras, fu una sanguinosa battaglia combattuta tra le truppe del marchese di Oristano, Leonardo II de Alagón, e quelle del viceré di Sardegna, Nicolau Carròç.
Ma prima di parlare della battaglia in sé è necessario ripercorrere la breve storia del Marchesato di Oristano, per meglio identificarne le cause.
La nascita del Marchesato
Tutto partì dal 29 Marzo 1410, data in cui il re d’Aragona Martino il Vecchio istituì, in luogo del fu Giudicato d’Arborea, il Marchesato di Oristano, assegnandolo a Leonardo Cubello, cugino di secondo grado dei giudici Federico, Mariano V e Guglielmo III di Narbona, per il quale funse da luogotenente, o judike de fattu, e per suo conto portò avanti le trattative di pace negli ultimi anni della lunga guerra tra Arborea e Aragona.
Leonardo I si guadagnò fin da subito la fiducia del sovrano, tanto da acquisire privilegi e da ingrandire il feudo iniziale. Gli successe nel 1427 il figlio Antonio, che proseguì la politica di assoluta fedeltà al re, ottenendo nel 1437 da Alfonso il Magnanimo una deroga alla legge di successione (il Mos Italiae, che prevedeva una linea dinastica strettamente maschile), per consentire la successione dei suoi beni anche per via femminile. Antonio morì senza figli nel 1463, lasciando i feudi al fratello Salvatore, anch’egli sempre fedele e benvoluto dal sovrano (con il quale condivise la prigionia a Genova nel 1435). Per ben due volte (1463 e 1469) Giovanni II riconfermò la deroga al Mos Italiae per Salvatore, che morì senza figli il 14 Febbraio 1470, avendo preventivamente indicato nel testamento Leonardo de Alagón, figlio della sorella Benedetta e di Artàl de Alagón y Luna (nobile aragonese d’alto rango), come suo erede.
Leonardo II
Anche Leonardo II poteva costituire, almeno inizialmente, un personaggio parecchio gradito alla Corona: nato presumibilmente a Oristano o a Saragozza (dove si trovava il palazzo degli Alagón) intorno al 1436, si era formato e aveva vissuto gran parte della sua vita tra la Catalogna e l’Aragona (dov’erano i feudi paterni), e aveva consigliato il re durante le guerre in Catalogna e Navarra, oltre ad aver svolto presso di lui procure per conto degli zii marchesi, e aver stretto amicizia con il futuro Ferdinando II (che più volte intercederà con il padre a favore del Marchese tra il 1470 e il 1478).
La nascita dell’ostilità col viceré
Ma l’Alagón fece appena in tempo a insediarsi sul suo feudo che Nicolau Carròç, l’allora viceré di Sardegna, denunciò la successione bollandola come illegittima, rifacendosi alla volontà, espressa a suo tempo da Alfonso V, di completare la conquista della Sardegna incamerando nella Corona anche il Marchesato di Oristano, ultimo residuo, con funzione transitoria, dell’ex-giudicato. La deroga al Mos Italiae, infatti, presupponeva in ogni caso la convalida da parte del re, e, pare, Leonardo si era attivato fin da subito per produrre la documentazione richiesta, che sarebbe poi dovuta essere spedita a Barcellona (considerando anche la durata dei viaggi di allora) per essere esaminata e ricevere o meno la conferma regia.
Non ne ebbe il tempo materiale: tra la morte dello zio Salvatore e la Battaglia di Uras infatti passarono soltanto due mesi, e il Carròç effettuava di continuo operazioni di disturbo atti a impedire il viaggio dei dispacci (cosa che poi il Marchese lamenterà col sovrano), cercando nel frattempo di convincere il re dell’illegittimità della successione di Leonardo. La legge prevedeva anche che i feudatari avessero un anno e un giorno di tempo per svolgere la burocrazia, al termine del quale veniva aperto un processo in cui sostanzialmente erano gli incaricati regi a occuparsi di verificare la legittimità della successione e a sottoporla alla volontà del sovrano, cosa che solitamente costituiva un puro atto formale.
Ma cosa spinse il viceré a contestare così duramente il neoinsediato Marchese? Non è chiaro, ma è noto che si perpetuasse, fin dai tempi dell’investitura di Leonardo I, una certa rivalità tra le due famiglie sardo-aragonesi più potenti, i Cubello e i Carròç. In aggiunta a ciò,il Carròç tempo prima aveva, invano, proposto all’Alagòn un matrimonio tra il primogenito Dalmazzo e la figlia di Leonardo, Eleonora. Motivazioni quindi prettamente personali e signorili, poiché certamente egli ambiva, in qualità di viceré, a controllare le fertili terre marchionali, perciò rientrava nel suo interesse che quel territorio venisse riassorbito dalla Corona.
Il Carròç, come detto sopra, sosteneva che Leonardo avesse occupato in maniera illegittima il marchesato, mentre, dal castello di Monreale (vicino a Sardara), allestiva un esercito, formato da sardi e aragonesi reclutati nelle città regie di Alghero, Sassari e Cagliari e da artiglierie (le prime utilizzate sull’Isola)fornite dal Governatore del Logudoro, Pietro Pujades, e dal primogenito Dalmazzo, posto poi a capo della cavalleria e della fanteria sarde, mentre Antonio De Sena, visconte di Sanluri, venne nominato comandante supremo dell’esercito, e infine lo stesso viceré guidava la fanteria catalana; altri nobili, perlopiù cagliaritani, schierati in quell’occasione in favore del Carròç, erano Antonio de Erill (già viceré), Galcerando e Guglielmo Torrelles e Pietro di Castellvì, che vennero poi fatti prigionieri dalle forze marchionali in seguito alla Battaglia. Da Monreale, evocando l’autorità regia, il viceré intimò inutilmente l’Alagòn di presentare a Cagliari la documentazione richiesta per la convalida del feudo.Pensò allora di intimidire il Marchese mettendosi in marcia verso Oristano,con l’obbiettivo di porvi l’assedio, e montò il campo nei dintorni della villa di Uras, vicino alla chiesetta campestre di San Salvatore, al confine con il Marchesato (Uras infatti apparteneva al Conte di Quirra, Dalmazzo Carròç figlio di Nicolau).
Leonardo inviò allora una delegazione, guidata dal vescovo di Santa Giusta, per riferire che il venerdì successivo, il 13 Aprile, avrebbe risposto alle notifiche viceregie, cosa che però mai avvenne: è stato ipotizzato (cfr. M. Scarpa Senes, La Guerra e la Disfatta del Marchese di Oristano) che l’intento fosse di ricognizione e di dilazione, in modo da preparare quell’attacco a sorpresa che fu poi sferrato dalle truppe del marchese all’alba del 14 Aprile, nel Sabato delle Palme.
Ma, riferisce lo Zurita, il viceré fu avvertito poco prima da una spia, e così riuscì a schierare per tempo l’esercito, ponendo i sardi in prima linea, avendo temuto il pericolo di defezioni.
La battaglia
La Battaglia venne preceduta, come ormai si soleva fare nelle battaglie campali europee (ma in Sardegna fu la prima volta), dal fuoco dell’artiglieria viceregia.
Lo svolgimento non è molto chiaro: mancano infatti cronache ufficiali riguardo esso, persino Zurita vi dedica pochissimo spazio, per il resto si tratta di ipotesi e ricostruzioni perlopiù di parte (filoiberica o filosarda) e quindi non troppo affidabili (Giovanni Proto Arca, lo stesso Zurita, il romanziere Pietro Carboni)1.
Di certo si sa che i marchionali erano animati da un ardente fervore sardista, e che assaltarono i “lealisti” al grido di Arborea, Arborea!, tanto che i sardi posti dal Carròç in prima linea, a loro volta, anziché scontrarsi con i “compatrioti”,attaccarono le retroguardie catalano-aragonesi, e contribuirono alla schiacciante vittoria dei Sardi. La battaglia infuriò fino a Sardara (13-14km a Sud-Est di Uras), e fu una vera carneficina, caddero molti cavalieri iberici, tra cui lo stesso visconte De Sena. Il viceré e il suo primogenito riuscirono a malapena a fuggire e a rifugiarsi a Cagliari, mentre vennero fatti dal Marchese molti prigionieri e un enorme bottino, tra cui spingarde, colubrine, denaro, argento, schiave e schiavi, diviso equamente tra i soldati, dopo che Leonardo llevóel quinto como señor soberano (Zurita).
In seguito a ciò, vennero occupati dalle milizie di Leonardo i castelli di Monreale e di Sanluri, e le contrade di Montis, Valenza e Marmilla, quasi al punto di minacciare Cagliari, e si dice che Leonardo avesse esclamato, dopo la vittoria: Miei soldati, domani ascolteremo messa a Bonaria.
La guerra proseguì fino al maggio del 1478 (battaglia di Macomer), nonostante la Concordia di Elne del Luglio 1473, che tra le altre cose sanciva ufficialmente l’infeudazione del Marchesato a Leonardo d’Arborea(come viene scritto nel trattato), ma che non ebbe totale applicazione a causa delle inadempienze sia da parte viceregia che da parte marchionale.
Ma la Battaglia di Uras è rimasta impressa nella storia non soltanto per il suo carattere fortemente vittorioso: almeno 60 anni erano infatti passati dalla disfatta di Sanluri e dalla fine del Giudicato d’Arborea, eppure ancora era vivo nei Sardi il ricordo delle vecchie glorie e del simbolo, l’Albero Deradicato, che aveva unito quasi tutta l’Isola nel periodo di Mariano IV, Ugone III, Eleonora e Brancaleone.
A Leonardo è bastato innalzare di nuovo quello stemma per risvegliare il sentimento nazionalistico ormai sopito.
A cura di Ivano Peddis, per A Braccetto Con La Storia
2 risposte
È stato un piacere collaborare!
❤️❤️❤️