L’affondamento del Principessa Jolanda

Nel 1904, la compagnia di navigazione “Lloyd Italiano” commissionò al cantiere navale di Riva Trigoso la costruzione di due transatlantici gemelli, con lo scopo di utilizzarli nelle tratte verso l’America.
Le due navi vennero chiamate “Principessa Jolanda” e “Principessa Mafalda” in onore delle figlie di Vittorio Emanuele III.
La prima ad essere costruita fu la Principessa Jolanda.
Per la sua costruzione vennero impiegati 6 milioni di lire e circa due-tre anni per la costruzione.
La nave con una stazza di 9210 tls, era dotata di un apparato motore da 12.000 cv, due eliche, due fumaioli e due alberi.
Grazie al suo apparato motore di 12.000 cv, poteva raggiungere una velocità di 18 nodi ca. (33 km/h ca.)
Con i suoi 146 m. di lunghezza e 16,8 m. di larghezza, oltre ai 300 membri dell’equipaggio poteva imbarcare 1280 passeggeri di cui 180 in prima, 150 in seconda e 950 in terza classe.
La nave era dotata di telegrafo senza fili, illuminazione elettrica e di un telefono in ogni cabinadi prima classe, facendo di essa un gran transatlantico di lusso. Anche le camere erano già state arredate in modo da poter partire per il viaggio inaugurale il prima possibile.
Il 22 settembre 1907 la nave venne varata alle 12:25 a Riva Trigoso, dinanzi alla gran folla in festa ed entusiasta.
Il varo e l’affondamento

L’entusiasmo della folla non durò a lungo, non appena finì la sua discesa dallo scivolo la nave iniziò a inclinarsi verso babordo (Sinistra), per controbilanciare il peso venne lanciata l’ancora di tribordo (Dritta – Destra), ma fu inutile, la nave imbarcava acqua dagli oblò non ancora montati, rendendo inutile anche l’intervento dei rimorchiatori che tentavano di portare la nave sul fondale sabbioso nel basso arenile, in modo da non far affondare completamente la nave.
La nave impiegò circa 20 minuti prima di affondare completamente, permettendo alle persone a bordo di salvarsi.
Della nave non si salvò molto, non venne neanche recuperata ma demolita sul posto.
L’affondamento viene attribuito a diversi difetti e errori tecnici tra cui il cedimento dell’antiscalo, la zavorra sproporzionata e gli oblò non ancora montati. Dalle foto si nota che il pescaggio della nave era talmente insufficiente e il baricentro troppo elevato, permettendo a una piccola variazione di peso l’inclinazione della nave, in più il carbone non era ancora stato caricato e le zavorre erano ancora vuote.
L’intera responsabilità dell’accaduto venne attribuita al cantiere navale che venne accusato di aver commesso errori tecnici e di calcolo durante la costruzione.
La gemella
Non appena un anno dopo, il 22 ottobre 1908 la sua gemella, il Mafalda ebbe un varo migliore grazie alla correzione degli errori commessi nel varo precedente. Purtroppo la nave affondò al largo delle coste del Brasile il 25 ottobre del 1927, a causa dello sfilamento dell’elica e del suo asse, causando un falla nello scafo, con il conseguente allagamento della sala macchine, dove non fu possibile chiudere la porta a tenuta stagna comportando l’affondamento dell’intera nave.
Nel affondamento della nave persero la vita oltre 300 persone tra cui il capitano Simone Gulì, al quale venne conferita la medaglia d’oro al valor di marina.
Scritto da @AttentiInPosta per @abraccettoconlastoria