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La mela di Newton

A Braccetto con la Storia

La mela di Newton

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In milioni hanno visto la mela cadere, ma solo Newton si è chiesto perché.

Quella della mela che cade in testa ad Isaac Newton sembra essere il solito aneddoto che ci viene raccontato per farci appassionare ad un determinato argomento. Ma se vi dicessi che non si tratta di una leggenda?

La storia

Il grande genio inglese del Seicento, sonnecchiava sotto un albero di mele.

Improvvisamente, venne svegliato da un frutto maturo cascatogli sulla testa. Chiunque di noi si sarebbe limitato a tirare qualche imprecazione, no?

Lo scienziato, invece, alzando gli occhi e vedendo la Luna in cielo, si domandò se la forza che fece precipitare la mela sulla sua testa, non fosse la stessa che manteneva il satellite, tanto cantato da Leopardi, in orbita attorno alla Terra…

Pensa oggi, pensa domani, lo scienziato sarebbe così giunto a formulare la sua famosa legge di gravitazione universale.

🔬 Angolo scienza

Cosa dice la legge di gravitazione universale?

Ogni punto materiale attrae ogni altro singolo punto di materiale con una forza che punta lungo la linea di intersezione di entrambi i punti. La forza è proporzionale al prodotto delle due masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza fra loro.”

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_gravitazione_universale
I pianeti sono legati al sole e i satelliti ai pianeti dalla forza di gravità.

La conferma

Nel novembre 2010, la Royal Society, la stessa celebre società scientifica inglese di cui Newton fu presidente, ha reso disponibile online la biografia dello scienziato, scritta dal suo contemporaneo e amico William Stukeley.

Questa conferma, in larga parte, la veridicità del celebre aneddoto.

In questo manoscritto del 1752, intitolato “Memoirs of Sir Isaac Newton’s Life“, Stukeley riferisce di avere raccolto dalla viva voce di Newton il ricordo di come fu concepita la teoria della gravitazione universale:

«Avvenne mentre sedeva in contemplazione, a causa della caduta di una mela. »

Probabilmente, il frutto non gli è piombato in testa, come ci è, invece, stato raccontato in tenera età, ma di sicuro lo scienziato si trovava nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor, nel Lincolnshire, quando assistette al tonfo del frutto.

Si chiese: « Perché cade sempre verso il centro della Terra, e non trasversalmente o verso l’alto? ».

Dunque, grazie alla divulgazione online dell’opera di Stukeley, che fu, inoltre, anche uno dei primi studiosi del tempio di Stonehenge, possiamo finalmente credere nel fatto che la storiella della mela non è una favola per bambini, ma nasce da una testimonianza diretta, resa dallo stesso Newton.

La Royal Society, solitamente gelosa e discreta nel custodire il suo patrimonio archivistico, oltre a chiarire il mistero della mela, con questa iniziativa volle celebrare il 350° anniversario della sua fondazione, avvenuta il 28 novembre 1660.

I tributi a Newton e alla sua mela

Colui che tanta ala vi stese…

Nel suo capolavoroDei sepolcri”, Ugo Foscolo dedica un tributo a diversi personaggi celebri della storia: Macchiavelli, Michelangelo, Alfieri, Parini, Galileo e, tra tutti gli altri, anche Newton!

« …e di chi vide
sotto l’etereo padiglion rotarsi
più mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all’Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento… »
Ugo Foscolo, “Dei Sepolcri”, vv. 160-164
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Colui che vede i mondi ruotare sotto il padiglione del cielo, ed il Sole inondarli di luce restando immobile” (si parla ovviamente di Galileo Galilei, grande sostenitore del modello eliocentrico ) “ a partire dal quale (onde) per primo aprì la strada dello studio del cielo (sgombrò primo le vie del firmamento) all’inglese (anglo) che vi compì un così grande volo (che tanta ala vi stese)“.

L’inglese (anglo) Newton appare quasi come colui che osa spiccare il volo dalla Terra, per giungere ad esplorare i più reconditi segreti del cielo stellato.

Una dedica allo scienziato

« La natura e le sue leggi giacevano nascoste nella notte. Dio disse: “Che sia Newton!” E luce fu. »

Questo che avete letto, è un epicedio scritto dal poeta Alexander Pope, in occasione della morte del grande scienziato.

Isaac Newton morì ad 84 anni, il 20 marzo 1727, a Kensington, sobborgo di Londra.

Fu tumulato con tutti gli onori nell’abbazia di Westminster. Al suo funerale erano presenti grandi personalità, tra le quali Voltaire.

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    2 risposte

    1. Complimenti a Nicola che scrive sempre in maniera semplice ma accurata, in modo da attirare l’attenzione assoluta 🙂
      Grazie Nicola

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    Ehi, come va?
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