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La storia di Guido Rossa

A Braccetto con la Storia

La storia di Guido Rossa

guido rossa
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Il 24 gennaio ricordiamo l’uccisione di Guido Rossa da parte delle Brigate Rosse. Mentre preparavo il post delle 10:00, mi son però reso conto che non sapevo così tanto della sua storia… così mi sono informato, con l’intento poi di raccontarvela.


Il contesto storico

Gli anni di piombo in Italia

Prima di iniziare a parlare di Guido, a cui mi permetto di dare del tu per motivi di praticità nello scrivere, dobbiamo analizzare il contesto storico in cui i fatti si sono svolti.

Linea del tempo
Immagine 1 Time line degli eventi

Come vedete dall’immagine 1 siamo a cavallo tra il 1978 e il 1979.

Sono due anni segnati dalla violenza: siamo nel cuore degli Anni di Piombo e della strategia della tensione, dove la lotta armata contro lo Stato imperversa.

Il 16 Marzo ’78, con l’agguato in via Fanni, viene rapito Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana. Verrà ucciso cinquantacinque giorni dopo, il 9 Maggio.

Qualche mese dopo, a gennaio dell’anno successivo, si verificano i fatti di cui vi parlerò ora.

Come risposta, il PCI di Berlinguer e il sindacato presero definitivamente le distanze dalla lotta politica extraparlamentare e invitarono gli iscritti a vigilare contro il terrorismo, togliendo ogni possibile copertura ideologica e denunciando i sospetti di terrorismo attivi nelle fabbriche.


Il caso Rossa

La testimonianza e la punizione

Guido Rossa nasce il 1 dicembre 1934 a Cesiomaggiore, in provincia di Belluno. Inizia a lavorare all’età di 14 anni, come operaio in una fabbrica di Torino. Successivamente lavorerà alla Fiat e, infine, all’Italsider di Genova.

Eletto nel 1962 membro del consiglio di fabbrica Fiom-Cgi, iscritto al Partito Comunista e sindacalista, Guido non può lasciar correre questa propaganda e decide di indagare.

Come in tante fabbriche in quegli anni, anche presso la Italsider si trovavano spesso volantini propagandistici delle Brigate Rosse, lasciati furtivamente da qualche operaio di parte.

Il 25 ottobre 1978, gli operai trovano una copia dell’ultima risoluzione strategica brigatista, vicino alle macchinette dove di solito si trovano gli altri volantini di propaganda e dove spesso bazzica Francesco Berardi , operaio addetto alle bolle di consegna nello stabilimento.

Un giorno, Rossa nota un sospetto rigonfiamento sotto la giacca di Berardi. Recatosi negli uffici della vigilanza aziendale per segnalare il fatto, all’uscita viene a sapere che una nuova copia della risoluzione brigatista è ritrovata su una finestra.

Dopo un breve dibattito interno, gli operai decidono di aprire l’armadietto di Berardi.

All’interno vengono trovati documenti brigatisti, volantini di rivendicazione di azioni compiute dalla BR e fogli con targhe d’auto appuntate.

Guido decide di denunciare l’uomo, mentre gli altri due delegati si rifiutano, lasciandolo solo.

Francesco Berardi cerca inutilmente di fuggire ma viene fermato dalla vigilanza della fabbrica. Si dichiara subito prigioniero politico.

Viene consegnato ai carabinieri e arrestato.

Guido Rossa mantiene la denuncia e testimonia al processo. Berardi (poi morto suicida in carcere) viene condannato a quattro anni e mezzo di reclusione.

Temendo una vendetta dei brigatisti, il sindacato offre per alcuni mesi a Rossa una scorta, formata da operai volontari dell’Italsider.

Rossa rifiuterà la scorta poco tempo dopo.


Un precedente pericoloso

La vendetta delle Brigate Rosse

La denuncia di Rossa contro un brigatista rappresenta un precedente pericoloso: non può rimanere impunita.

La prima soluzione pensata dei brigatisti fu di rapire Rossa e farlo vittima di una gogna intimidatoria. Si optò però per la gambizzazione, pratica frequente in quegli anni.

Il 24 gennaio 1979, alle 6:35, Guido stava uscendo di casa quando un commando di tre uomini gli spara, uccidendolo.

È la prima volta che le Brigate Rosse decidono di colpire un sindacalista organico alla sinistra italiana.

L’omicidio scatenerà da una forte reazione da parte di partiti e sindacati e della società civile, in particolare quella legata al partito comunista.


L’Italia risponde

Politici e civili uniti per ricordare Rossa

Al funerale di Rossa parteciparono 250 mila persone. In un’atmosfera molto tesa, fu presente anche Sandro Pertini, Presidente della Repubblica.

Finita la cerimonia, Pertini chiese di incontrare gli scaricatori di porto genovesi, i “Camalli“, tra i quali vi erano diversi simpatizzanti delle BR.

Antonio Ghirelli, all’epoca portavoce del Quirinale, racconta che Pertini li volesse incontrare proprio per quel motivo, e che si rivolse a loro così:

Non vi parla il Presidente della Repubblica, vi parla il compagno Pertini. Io le Brigate Rosse le ho conosciute: hanno combattuto con me contro i fascisti, non contro i democratici. Vergogna!
Sandro Pertini

A questa frase, seguirono lunghi applausi.

La salma di Guido Rossa venne infine tumulata presso il cimitero monumentale di Staglieno.


L’altra faccia della medaglia

Raccontiamo la versione dei vinti

L’omicidio di Guido Rossa segna una svolta nella storia delle Brigate Rosse.

Da quel momento non riusciranno più a trovare le stesse aperture nei confronti dell’organizzazione interna del proletariato di fabbrica.

In effetti, proprio per la delicatezza dell’obiettivo, si è ritenuto probabile che le BR avessero intenzione di punire Rossa, ma senza ucciderlo.

La vittima, probabilmente, doveva essere “solo” gambizzata, come detto nei paragrafi precedenti.

Tale ipotesi sembra essere confermata dalle perizie e dalle successive testimonianze: Vincenzo Guagliardo, il componente del commando che esplode tre colpi calibro 7,65 alle gambe di Rossa con una Beretta 81, ha raccontato che, a gambizzazione avvenutaRiccardo Dura, capo della colonna genovese delle BR, dopo essersi allontanato come gli altri brigatisti dal luogo dell’operazione, era tornato indietro per esplodere l‘ultimo colpo, quello che aveva ucciso Guido Rossa.

L’autopsia rivela infatti che su Rossa furono esplosi quattro colpi alle gambe e uno solo mortale al cuore.

Guagliardo aggiunge che, il giorno dopo il delitto, i membri dell’organizzazione chiesero spiegazioni sull’accaduto, al che Dura giustificò l’omicidio affermando che le spie andavano uccise.

FONTE: https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Rossa


Conclusioni

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