Lo stoicismo

Lo stoicismo, che tanto prese piede nella Roma del II e I secolo a.C. , ha radici ellenistiche. Fondato da Zenone di Cizio, ha una forte connotazione etica, razionale e ottimistica della vita. Tra i latini famosi per la loro adesione a tale corrente di pensiero, troviamo Seneca (famosissime e godibilissime le lettere che scrisse a Lucilio in cui traspare tutta l’essenza dello stoicismo), Cicerone, Plinio il Vecchio, Virgilio e molti altri ancora.
Ciò che maggiormente proclamava la scuola stoica era il distacco dalle cose terrene, per cui si svilupperà anche una forte impronta spirituale e l’autocontrollo per raggiungere l’integrità sia morale che intellettuale. L’essere umano deve aspirare all’atarassia, non tanto come pace dell’animo, ma come forma di saggezza, così da uscire fuori dalla mentalità e i concetti inculcati dalla società. Ciò porta a un approccio di vita estremamente essenziale, anche in qualche modo “militare”. La vita viene considerata come una forza cosmica che agisce in vista di un fine occulto al quale è impossibile ribellarsi in quanto, dietro ogni cosa esiste un ordine provvidenziale. Ciò porta inevitabilmente alla conclusione che gli esseri umani non sono liberi, ma schiacciati dal destino. Per questo motivo ogni cosa che accade va accettata per come viene, sia essa positiva che negativa. Questa visione deriva dal fatto che lo stoicismo nacque soprattutto nel campo della fisica di Eraclito, che fa risalire il principio creativo e ordinatore del mono nel fuoco. Questo è ciò che genera l’universo che si crea e distrugge in determinati cicli cosmici (palingenesi). Vi è quindi un eterno ritorno dallo stato originario di equilibrio cosmico alla sua distruzione. La ragione che regola questo movimento incausato genera una azione attiva che viene chiamata Logos, Zeus o Pneuma, e una passiva che genera le cose materiali. Tale Pneuma, col suo movimento iniziale, che è il fuoco, genera così i quattro elementi su cui si basa l’universo.
L’etica stoica si basa sul principio che l’uomo è partecipe del Logos. L’essere umano detiene dentro di sé una “scintilla di fuoco eterno” e per questo è un microcosmo in cui è riprodotto l’intero universo. Dite che peccavano un po’ di manie di protagonismo? Per la rigorosa vita che vivevano diciamo che possiamo anche perdonarglielo. Vi basti pensare che il termine stoici, viene dal greco stoà, portico, perché si narra che durante una delle prime lezioni di Zenone di Cizio, la struttura da lui costruita per ospitare gli allievi venne giù, lasciando l’insegnate imperturbabile a parlare a ridosso dell’unico muro rimasto in piedi. Da lì in poi fu un successone.
Ogni essere umano tende a conservare se stesso in armonia con l’ordine perfetto del mondo, attraverso due forze ugualmente infallibili: l’insistito e la ragione. Il primo guida gli animali nella conservazione, riproduzione e nutrizione (bisogni per la sopravvivenza), la seconda invece garantisce l’accordo dell’uomo con se stesso e con la natura in generale. L’etica degli stoici è quindi una teoria dell’uso pratico della ragione, al fine di stabilire un equilibrio tra natura e uomo.
“Il fine dell’uomo è vivere secondo una ragione unica ed armonica […] vivere in modo conforme all’esperienza degli avvenimenti naturali […] vivere secondo natura”(Diogene Laerzio, VII)
Quindi l’essere umano per essere felice deve distaccarsi dalle passioni effimere, illusorie, mutevoli e temporanee e concentrarsi sulla ragione che, oltre ad essere necessaria, è duratura. Come dicevamo, per fare ciò viene promossa l’apatia, che nel suo significato originario vuol dire proprio assenza di passioni. In questo modo ciò che accade viene attribuito a un disegno provvidenziale. Per la prima volta le passioni vengono negate. Se fino agli stoici ci si era spinti al massimo a un invito al loro controllo e, Aristotele stesso ne riconosce la loro importanza, nello stoicismo vanno combattute perché nemiche della ragione.
Purtroppo, nonostante nell’Antica Roma abbia avuto molto risalto (basti vedere le figure di spicco che vi aderirono), lo stoicismo non ebbe molto successo nei periodi successivi, proprio in virtù della posizione estrema che ha nei confronti delle passioni, tendendo a tracciare un po’ con la mannaia cosa sia il vizio e cosa la virtù. Uno dei loro motti preferiti, “astieniti e sopporta”, diciamo poi non ha aiutato questa corrente ad entrare nella hit parade del pensiero filosofico occidentale.

Classe 1984. Laurea triennale in filosofia politica e specialistica in teoria della comunicazione. La filosofia è come un videogame: si può giocare a diversi livelli di difficoltà.