Bonus track: Seneca

In questi giorni ho rispolverato le lettere di Seneca a Lucullo e, visto che la scorsa settimana abbiamo parlato di stoicismo, mi è sembrata cosa carina proporre un approfondimento su questo autore che ci ricordiamo spesso per le versioni di latino e niente più. Seneca fa parte dell’indirizzo romano dello stoicismo, che vede il saggio come una persona autosufficiente che ricava da sé la verità. Questo concetto che oggi ci sembra così scontato, non lo era all’epoca. Possiamo dire che lo stoicismo romano ha in qualche modo gettato le basi dell’introspezione. Il ritorno a sé stessi è un tema centrale dello stoicismo, che verrà poi ripreso dal neoplatonismo. Seneca si può dire che fu uno degli esponenti più originale di tale pensiero. Egli insisterà tutta la vita sul carattere pratico che la filosofia deve avere (“la filosofia insegna a fare, non a dire” – Epistole, 20, 2). Infatti trascurerà del tutto la parte della logica per dedicarsi quasi esclusivamente a riflessioni di tipo morale e religioso. Seneca aderisce quasi totalmente all’idea stoica della fisica e metafisica, staccandosi dalla “scuola madre” per quel che riguarda il concetto di anima, dove si avvicinerà più al platonismo. Seneca distingue l’anima in razionale e irrazionale e quest’ultima in ulteriori due parti, le passioni e i piaceri. Il corpo invece è prigione e tomba dell’anima. Per Seneca la morte corrisponde alla liberazione dell’anima in una nascita eterna. A differenza degli amici greci, Seneca è meno estremo nelle sue posizioni tra saggio e stolto. Egli sostiene che l’uomo sia posto in una oscillazione tra bene e male e quindi considera con maggiore indulgenza le imperfezioni e le cadute dell’essere umano.
“Tutto quello che vedi, che contiene il divino e l’umano, è tutt’uno: noi siamo tutti membra di gran corpo. La natura ci generò parenti dandoci una stessa origine e uno stesso fine. Essa c’ispirò l’amore reciproco e ci fece socievoli” (Epistole, 95, 51)
Egli eliminarà i tratti disumani attribuiti al sapiente. La saggezza si configura così come dominazione ragionevole delle passioni e non come apatia e immunità dai sentimenti. L’ascesi spirituale del saggio si compone di cinque tappe fondamentali: dominazione delle pssioni, esame di coscienza, consapevolezza di far parte del Lògos e quindi di essere creature razionali, riconoscimento del saggio di cosa è razionale e cosa no rendendosi conto di esserne parte e, infine, raggiungimento della libertas attraverso cui l’uomo può vivere felice. La sapienza si configura così come un mezzo e non come un fine. Viene ad essere il mezzo attraverso il quale l’uomo raggiunge la libertà interiore e non una conoscenza fine a sé stessa.

Classe 1984. Laurea triennale in filosofia politica e specialistica in teoria della comunicazione. La filosofia è come un videogame: si può giocare a diversi livelli di difficoltà.